giovedì 26 settembre 2013

Riunione del 24 settembre 2013

- Tema principale della serata: frutta e verdura (il resto funziona bene)
- Sondaggio: si preferisce Cantalupo a Osteriavecchia, ma alcuni gasisti prendono il meglio dell’uno e dell’altro fornitore. Si pensa di lasciare Osteriavecchia ma solo dopo aver trovato un altro valido fornitore.
- A questo proposito Antonella inviterà un amico agricoltore del Parco Sud che irriga coi fontanili che ci spiegherà il suo metodo di coltivazione.
- Un altro fornitore, già attivo con 10 GAS, offrirebbe qualità e più varietà a prezzi contenuti, ma potrebbe consegnare soltanto in tarda serata (forse troppo tardi per il nostro Don).
- Qualche lamentela anche riguardo a Cantalupo (frutta e verdura di dimensioni troppo ridotte, qualcosa da buttare, prezzi a volte maggiori rispetto a negozi bio come Naturasì)
- Pareri diversi sul chilometro zero: allargare l’area di acquisto (ad esempio fino alla Liguria) o restare il più possibile nell’Interland milanese? Tutti d’accordo però sulla rinuncia ai prodotti non stagionali.
- Turni: Bea controllerà che siano sempre coperti, e al bisogno convocherà (meglio però candidarsi spontaneamente: istruzioni qui sul blog).
- Carne: ottimi pollo e tacchino (ma sono del vicino del macellaio?), meno il resto: vogliamo provare un altro fornitore, cerchiamo in Piemonte.
- A breve listino Rasi e olio siciliano. 


Sarebbe stato bello e utile parlare anche di altre cose ma il tempo era poco e il tema della verdura ampio.
Sono entrate tre nuove gasiste (welcome!): Francesca, Marianna, Giulia.
Sono uscite Cristina e Graziella (bye bye sigh!).

Grazie a tutti i numerosi intervenuti e a Lorenza per la l’ottima ospitalità.

Eventuali commenti e cose che non siete riusciti a dire qui.

14 commenti:

  1. Discorso prezzi, ho parlato un po' con Livio mercoledì scorso. Lui dice che quello che incide maggiormente sulla determinazione del prezzo finale, più ancora del trasporto, è la confezione delle cassette personalizzate, come del resto diceva qualcuno di noi alla riunione. Incide talmente tanto da risultare antieconomico. Onestamente però non vedo alternative, se non quella di organizzare una bancarella aperta a tutti, come in Torchiera. Se qualcuno ha voglia di parlarne insieme a Livio possiamo organizzarci.

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  2. Vi giro il link a un articolo interessante che ho letto poco fa a proposito dei GASe dei loro comportamenti di acquisto...
    http://comune-info.net/2013/09/leconomia-solidale-le-3-rane-fronte-alla-crisi/

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  3. eheheh...noi siamo ancora al punto 1)

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  4. sì lo dicevamo. forse bisognerebbe far venire Livio con una bancarella all'oratorio, un giorno alla settimana... lui venderebbe il triplo... niente listini... niente organizzazione

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    1. Magari il don ci starebbe anche, ma siamo sicuri che la gente verrebbe a frotte? Io no, guarda il nostro gas, siamo in 40 e compriamo la verdura in 12

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  5. non abbiamo parlato della pasta... che si fa? Ho visto che c'è scritto ordine in preparazione. Iris o Terra e Cielo?

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    1. potremmo farle tutte e due. malvina e cristiana si sono attivate su Iris...

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  6. (e se facessero delle cassette standard, invece di vendere i prodotti personalizzati e stamparsi uno per uno tutti i nostri fogli excel? oppure si potrebbe ordinare noi un tot di cassette a settimana e dividercele tra noi.)

    l'altra sera mi sono resa conto che abbiamo toccato alcuni temi fondamentali, diciamo così di principio del gas, ma in fondo solo sfiorati. avrei voluto aggiungere molte cose, e altre che mi sono venute in mente dopo. soprattutto mi è sembrato che l'esigenza posta da alcuni -soprattutto da me- di poter coniugare negli acquisti la qualità con la convenienza sia stato letto come un desiderio dettato una contingenza personale. Invece è una questione di valori ideali, che io trovo basilare. Più di un decennio fa, quando sono nati i primi gas italiani, in pieno clima da attivismo noglobal, si sperava di poter cambiare il mercato stesso. il fatto di saltare la filiera della distribuzione e poter pagare il giusto i produttori locali pareva da una parte un modo di superare dal basso le imposizioni monopolistiche della grande distribuzione, dall'altra un sistema per difendere l'ambiente e proteggere il territorio. è l'ideale che muove ancora tutta la rete siciliana, quella delle arance per intenderci.
    è chiaro che questi presupposti teorici si possano avverarsi esclusivamente quando l'entità del mercato coinvolto abbia una dimensione notevole, da "massa critica". è un punto sul quale sikyliah (sicilia) insiste molto, e sul quale lavora (gli sbarchi in piazza servono a questo, a coinvolgere persone e uscire dal mercato di nicchia). è qui che si inserisce il discorso sulla convenienza. più cari sono i nostri produttori, meno capacità hanno di attrarre nuovi consumatori. più si rivolgono ai gas come a una nicchia consapevole ma elitaria, disposta a pagare lo stesso prezzo che pagherebbe a un supermercato bio - che però si rifornisce in qualità di grossista e quindi paga la metà di noi -, meno il mercato cambia, l'agricoltura biologica non sarà mai competitiva e l'agricoltura di massa rimarrà per sempre la schifezza predatoria che è.
    il che francamente mi sembra quasi un dato di fatto, molto pessimisticamente. però il problema di chiedere qualcosa di diverso ai nostri produttori me lo porrei sul serio. che facciano rete come fa sikyliah, per prima cosa. che si innovino (almeno che risparmino tempo sui listini, e propongano metodi per rendere le consegne vantaggiose per tutti). che siano trasparenti nei prezzi. che siano, almeno un po', convenienti.

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  7. "Invece è una questione di valori ideali", scusate aggiungo: ANCHE una questione di valori ideali, ma non solo ovviamente, perché quando ti ritrovi che hai meno soldi in tasca, la prima cosa che sei tentato di far saltare è il gas, e vai a fare la spesa da Lidl.

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    1. Sono d'accordo con te. Mi limito a constatare che è molto difficile far quadrare il cerchio, a partire dalla determinazione del concetto di "giusto prezzo". Per esempio (e mi riferisco ai prezzi delle arance dell'anno scorso) una corazzata Potemkin come sikyliah non vendeva a un prezzo inferiore di quei quattro sfigati della Ribernavel, pur avendo volumi di vendita molto maggiori. Perché i primi hanno migliaia di soci, decine di prodotti in listino, costi di gestione di tutta la baracca più elevati, che concorrono alla determinazione del prezzo finale. Sembra che siamo in un'impasse. Tutti noi vogliamo sinceramente riconoscere il giusto prezzo agli agricoltori, e vogliamo il bio, però vogliamo una gran varietà di prodotti in listino, poi anche la spesa su misura e poter fare l'ordine all'ultimo momento col massimo della comodità, insomma vogliamo servizi che ci rendano la vita meno complicata...e poi vogliamo risparmiare... Io sottoscrivo parola per parola i dubbi, le critiche, le preoccupazioni che esprimi, e naturalmente anche gli ideali :-) voglio solo dire che anche noi siamo parte del problema. E così, tra l'altro, perdiamo anche forza contrattuale. Un conto è dire 'abbello! noi qua ti garantiamo 30-40 cassette standard la settimana (più eventuali prodotti extra), che prezzo ci fai? Altro conto è far muovere due furgoni per 10 cassette. Ferie escluse. Poi quell'altro chiede un prefinanziamento per fare la passata perché gli sono rimasti i pomodori sul gobbone e nessuno lo caga. A me la critica costruttiva va bene (sono un ex figiciotta, eh?), la critica a 360 gradi a fondo perduto invece non credo che faccia fare un solo passo avanti verso il sol dell'avvenir.

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    2. Spero sia chiaro che non intendevo accusare te di fare l'iper-critica. Mi riferivo a una specie di mood collettivo del gas, somma probabilmente di tante riflessioni non condivise, di dubbi non esplicitati, di stanchezza, di distrazione, etc etc

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  8. invece io penso che le riflessioni generali siano giuste e si debbano fare anche per chiarisi le idee su ciò che si vuole e sui motivi per cui si è in un gas. quando si discute non c'è niente che sia a fondo perduto. sempre che la discusiosne interessi ovviamente. io per esempio qualche dubbio sul perché ora le cassette sono solo dieci me lo farei, sinceramente, e non escluderei affatto che uno dei motivi sia di natura prettamente economica. guarda quanti sono usciti dal gas per questo motivo (io stessa ne sono tentata). comunque probabilmente bisognerebbe parlarne ancora, a voce, immagino.

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  9. ... e' assolutamente un argomento che e' necessario affrontare!
    personalmente sono convinta che i produttori ai quali noi ci rivolgiamo (e credo tutti quelli bio x gas) sopravvivano solo perche' hanno selezionato una clientela di nicchia: disposta a pagare di piu'
    la domanda e': quanto siamo disposti a pagare per questa qualita'? quale e' la convenienza? ... soprattutto se poi la qualita' lascia un po' a desiderare!!!
    vale la pena tutto il nostro sbattimento confrontato con la comodita' della grande distribuzione, che sempre piu' si sta attrezzando sul bio? dove la frutta e la verdura bio sono sempre fresche ed a buon prezzo: addirittura le posso scegliere (non rischio la "sola cassetta") e sono spesso scontate ... e nel frattempo prendo (sempre bio) anche il latte, la farina ed altre simpatiche cosette ... pago con carta di credito ed accumulo i punti fidaty ...
    ;) ovviamente e' una provocazione, ma mi piacerebbe parlarne con voi quando ci troveremo a casa di monika
    betta

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    1. No, io sinceramente trovo che la qualità dei prodotti freschi della grande distribuzione sia piuttosto bassa e i prezzi elevati (in rapporto alla qualità). Detto questo sono d'accordo con te che c'è sempre il rischio di ricadere in forme di consumo "acritico" anche quando si cerca di essere alternativi...

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